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L’infermeria dei Frati cappuccini viene realizzata nel 1588

per volontà di Francesco Gonzaga,

vescovo di Cefalù dal 1587 al 1593

L’infermeria dei Frati cappuccini viene realizzata nel 1588 per volontà di Francesco Gonzaga, vescovo di Cefalù dal 1587 al 1593

L’infermeria dei Frati cappuccini viene realizzata nel 1588 per volontà di Francesco Gonzaga, vescovo di Cefalù dal 1587 al 1593

Si tratta di un complesso architettonico costituito da due corpi di fabbrica costruiti in epoche differenti: il corpo Est è stato elevato nel ‘500 a strapiombo sul mare ed il corpo Sud, ortogonale a questo, è stato costruito nel ‘700. I frati cappuccini, la cui casa era a Gibilmanna, una contrada montana di Cefalù, al tempo del Gonzaga possedevano già una infermeria ma “poco accogliente” per la loro condizione. Il nuovo spazio individuato dal Gonzaga è adiacente al bastione di Capo Marchiafava ed insiste su una porzione del settore settentrionale della cinta fortificata dell’antica Kephaloidion, che poggia direttamente sulla scogliera, compresa tra la porta della Marina o “Pescara” e la porta della Giudecca. Il Gonzaga sceglie come luogo in cui edificare l’infermeria il cortile comune alle due chiese contigue, dedicate una a S. Giovanni Evangelista (a ridosso del bastione Marchiafava) e l’altra alla madonna di Odigitria comunemente detta dell’Itria, aperto sullo spiazzo di San Giovanni laddove erano anche un pozzo (di cui oggi però non rimane traccia), un corpo basso ad est (utilizzato come magazzino a ridosso della scogliera) ed alcune casupole

Il vescovo compra le casupole, chiude il cortile, ottiene la concessione del pozzo ed il permesso di costruire nel cortile delle chiese. Il contratto viene stipulato il 5 gennaio 1588 presso il notaio Andrea Sardo di Cefalù.

Il vescovo compra le casupole, chiude il cortile, ottiene la concessione del pozzo ed il permesso di costruire nel cortile delle chiese. Il contratto viene stipulato il 5 gennaio 1588 presso il notaio Andrea Sardo di Cefalù.

Ottenuto il beneplacito reale, il 9 giugno 1589, il vescovo costruisce a proprie spese un dormitorio al di sopra dei magazzini già presenti: si tratta del corpo est. Nel tempo l’infermeria diventa anche foresteria per i Confrati cappuccini e Regolari che non possedevano un proprio cenobio a Cefalù fin quando, nel 1732, papa Clemente XII ne vieterà l’uso agli estranei pena la scomunica maggiore, come si evince dalla lapide marmorea posta all’androne di ingresso.
Ottenuto il beneplacito reale, il 9 giugno 1589, il vescovo costruisce a proprie spese un dormitorio al di sopra dei magazzini già presenti: si tratta del corpo est. Nel tempo l’infermeria diventa anche foresteria per i Confrati cappuccini e Regolari che non possedevano un proprio cenobio a Cefalù fin quando, nel 1732, papa Clemente XII ne vieterà l’uso agli estranei pena la scomunica maggiore, come si evince dalla lapide marmorea posta all’androne di ingresso.
Ottenuto il beneplacito reale, il 9 giugno 1589, il vescovo costruisce a proprie spese un dormitorio al di sopra dei magazzini già presenti: si tratta del corpo est. Nel tempo l’infermeria diventa anche foresteria per i Confrati cappuccini e Regolari che non possedevano un proprio cenobio a Cefalù fin quando, nel 1732, papa Clemente XII ne vieterà l’uso agli estranei pena la scomunica maggiore, come si evince dalla lapide marmorea posta all’androne di ingresso.

Non risultando sufficiente ai bisogni dell’infermeria un solo dormitorio, Padre Illuminato da Capizzi propone la costruzione di un altro corpo di fabbrica. A partire al 1752 ai tempi di padre Antonio Uccellatore da Bronte denominato padre Purgatorio, viene elevato dalle fondamenta “un nuovo corpo di fabbrica ortogonalmente al primo”. L’accesso libero al cortile interno ai cittadini che desideravano attingere acqua dal pozzo, alla lunga, finì col creare disordini tanto da spingere padre Giuseppe da Castelbuono a chiederne il divieto di accesso alle donne.

L’ordine pontificio di divieto è datato 20 Marzo 1843 e dato in esecuzione dal ministro provinciale padre Alessandro da Nicosia il 16 Luglio, come si evince dalla lapide posta sul lato sinistro dell’androne di ingresso la cui posizione costituì il “Limite ultra quod mulieribus progredi ulterius non licei sub poena excomunicationis”.

L’infermeria rimane attiva fino al 1862, per poi passare al comune di Cefalù, verosimilmente dopo il 1866, a seguito della soppressione degli ordini e delle corporazioni religiose. Il corpo di fabbrica a sud, che ha subìto maggiori modifiche è stato destinato, a partire dal 1960, in parte ad attività scolastiche, quali l’Istituto Alberghiero prima e Asilo poi, ed in parte a deposito. Il complesso architettonico Infermeria dei Frati Cappuccini di Gibilmanna, comunemente chiamato Bastione, riveste un interesse architettonico e storico particolarmente importante e rappresenta un esempio significativo di architettura ospedaliera religiosa dell’ordine dei Frati Cappuccini nell’ambito del territorio di Cefalù e siciliano.

(Fonte: Decreto del Dirigente Generale dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana n.6403 del 21 Dicembre 2016)

Biografia

Nico Marino
Altre note di storia cefaludese, Palermo 1985;

Rosa Brancato
I luoghi conventuali di cefalù intra moenia, Cefalù 1986;

Salvatore Culotta
Il convento dell’Itria o Infermeria dei Frati cappuccini di Gibilmanna, in www.qualecefalu.it 2012;

Rosalba Gallà
Disegno e lavori donneschi, presenze femminili agli albori della Scuola d’Arte di Cefalù, Cefalù 2014.

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